Enzo Maria Commodo

Cardiologo

"Per me Cardiologia
è movimento, evoluzione.
Il cuore non può fermarsi mai,
così chi si interessa del cuore
deve raggiungere e superare
obiettivi sempre più ambiziosi!"

Ho scelto la Cardiologia affascinato dalla possibilità di partecipare alla creazione della prima Unità coronarica del Piemonte e con essa alla possibilità di avere nei confronti del cuore non un atteggiamento di osservazione passivo, quasi timoroso, ma un atteggiamento attivo, per certi versi irrispettoso nei confronti questo organo sacro.

Appena laureato, dopo aver prestato servizio militare come ufficiale medico presso l’Ospedale Militare di Torino, ho iniziato a lavorare come assistente volontario presso l’Istituto di oncologia situato nell’allora San Giovanni vecchio. La retribuzione era nulla, ma avevo la possibilità, facendo i prelievi al mattino e le endovene la sera presso gli ambulatori INAM (le ALS erano da venire), di racimolare quanto bastava per far sopravvivere la mia giovane famigliola.

Allora il cardiologo aveva a disposizione solo il suo udito per ascoltare il battito cardiaco ed un elettrocardiografo per completare la diagnosi. L’armamentario farmacologico era limitatissimo, ma stava per avvenire la svolta. Dopo un’esperienza formativa Parigi ed a Huston negli Stati Uniti, tornava a Torino il Prof Antonio Brusca con l’obbiettivo di sviluppare quanto visto ed appreso sia in Francia che negli States. Il primo obbiettivo è stato quello di dar vita alla prima unità coronarica del Piemonte per la cura dell’infarto miocardico, una malattia grave, molto frequente all’epoca ed ad elevatissima mortalità.

Il progetto era senz’altro entusiasmante:
una squadra di giovanissimi medici guidati da un vero maestro.

La cura del nostro “motore” è stato l’obbiettivo della mia vita professionale.
Cosi è cominciata la mia esperienza di “motorista”. Prima potenziando la competenza in merito alla terapia dell’infarto miocardico, cercando di dare risposte rapide alle varie complicanze con impianti di stimolatori cardiaci (Pacemaker), perfezionando nel contempo la diagnostica con sviluppo della ergometria (test da sforzo) e successivamente approfondendo la diagnostica angiografica eseguendo per anni coronarografie.

La Cardiologia, Cenerentola della medicina generale, aveva spiccato il volo con un crescendo di traguardi.
Traguardi raggiunti e superati sino ad “osare” entrare nelle coronarie e con un “palloncino” a dilatare eventuali ostruzioni coronariche e rilasciando stent nell’interno dei vasi, situazioni che sino ad allora erano risolvibili solo con un intervento chirurgico (By pass coronarico).

Anche nella terapia dell’Infarto miocardico il gruppo cardiologico torinese ha sempre scelto un atteggiamento aggressivo sviluppando e diffondendo terapie innovative tipo la trombolisi – cioè l’uso di farmaci capaci di “sciogliere” il trombo che occludeva la coronaria responsabile dell’infarto – e soprattutto, tra i primi in Italia, organizzando l’Unità coronarica mobile, un sistema di soccorso rapido del paziente colpito da infarto che garantiva l’arrivo di una equipe medica ed infermieristica a casa del paziente in tempi brevissimi, con immediata terapia ed assistenza. Questa capacità di risposta nel corso degli anni ha interessato tutte le strutture cardiologiche cittadine ed oggi trova attuazione nella rete per la cura dell’infarto miocardico che garantisce un rapido accesso ai centri di emodinamica per la disostruzione della coronaria occlusa responsabile dell’infarto (angioplastica e impianto di stent).