La cardiologia è un ramo della medicina interna che si occupa dello studio, della diagnosi e della cura delle malattie del cuore, e dei vasi sanguigni (arterie e vene).
Si tratta di un’ampia gamma di patologie: coronaropatie acute e croniche (angina pectoris, infarto miocardico), cardiomiopatie congenite ed acquisite, scompenso cardiaco, aritmie, ipertensione arteriosa, cardiopatie congenite, pericarditi.
Secondo i dati dell’istituto superiore di sanità (ISS) le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi (250.000 all’anno circa). In particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutti i decessi
Sempre secondo i dati dell’ISS rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire a 65 anni di età si è più che dimezzata: il contributo del trattamento delle malattie cardiovascolari è stato quello che ha più influenzato la tendenza in discesa della mortalità, che per le malattie cardiovascolari si è ridotta del 63%.
Si tratta quindi di patologie che interessano un segmento molto ampio della popolazione; una cura adeguata nelle fasi acute della malattia, riduce il numero di decessi e permettere la cronicizzazione di una gran parte dei pazienti, garantendo loro una vita di qualità e durata soddisfacente, spesso non dissimile da quella delle persone non malate.
L’incidenza della malattie cardiovascolari si è notevolmente ridotta a seguito degli interventi sui fattori di rischio (controllo dell’ipertensione, cura e prevenzione del diabete) e sullo stile di vita (dieta, attività sportive, fumo).
Negli ultimi 40-50 anni abbiamo assistito ad uno straordinario progresso nella conoscenza delle malattie che ha permesso lo sviluppo di nuovi farmaci e di raffinate tecniche di intervento: angioplastica, applicazione di stent, cardiochirurgia, elettrofisiologia ed altro.
Chiave di volta dei successi nella prevenzione e nella cura delle patologie cardiovascolari è stata la sinergia tra competenze cardiologiche, dietologiche, metaboliche, e psicologiche.
Oltre all’ECG la cardiologia si avvale di numerose tecniche diagnostiche; in particolare metodiche di imaging (Ecocardiografia, Cardio risonanza, coronarografia, scintigrafia cardiaca, coronaroTC) di elettrofisiologia.
Oltre alla terapia farmacologica, nel corso degli ultimi decenni sono state messe a punto tecniche di terapia interventistica che hanno soppiantato gli interventi di cardiochirurgia: angioplastica coronarica, apposizione di stent, sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVI), ablazione transcatetere della fibrillazione atriale e delle tachicardie parossistiche.
Un medico di base attento è in grado di rilevare segni e sintomi che indicano la presenza di una patologia cardiovascolare, sa quando indirizzare il paziente direttamente in pronto soccorso e quando avviarlo ad una consulenza cardiologica.
I sintomi “di allarme cardiologico” che in quanto tali richiedono una attenta e sollecita valutazione sono i dolori toracici, la dispnea (mancanza di fiato) le sincopi (perdita acuta di coscienza).
Il cardiologo si prende cura del paziente anche prima del manifestarsi conclamato della malattia, facendo una valutazione del rischio cardiovascolare e suggerendo le misure adeguate a prevenire l’insorgenza della malattia stessa.
La visita inizia, come per tutte le discipline mediche, con il colloquio anamnestico, strumento principale nel percorso diagnostico, l’esame obiettivo e l’esecuzione dell’elettrocardiogramma (ECG) la completano.
L’utilizzo di queste tre metodiche (anamnesi, esame obiettivo ed ECG) permette il più delle volte, di distinguere il malato dal sano ed in una buona percentuale di casi porta alla formulazione di una o più diagnosi possibili.
Talvolta il medico è in grado di poter formulare una diagnosi precisa dalla quale nasce una terapia specifica senza ulteriori accertamenti; in altri casi invece la diagnosi è incerta e bisogna programmare altri esami, vuoi per precisare la diagnosi, stessa vuoi per scegliere il trattamento migliore per il paziente.
Al termine della visita il medico spiega al paziente quanto è emerso, utilizzando anche delle immagini per meglio spiegare il problema, e concorda con il paziente il trattamento da intraprendere.
Ultimo ma non meno importante è chiedere al paziente se ha domande da porre, desidera chiarimenti ed infine offrire la possibilità di essere contattati in caso di dubbi o necessità che possano emergere in seguito.
La conoscenza della propria patologia responsabilizza il paziente riguardo alla terapia da seguire. La possibilità di poter contattare il proprio cardiologo da al paziente la tranquillità di non essere lasciato solo in momenti di difficoltà.